il preoccupante quadro del Rapporto annuale ecomafie di legambiente
Sono 86 in tutto i clan accertati che operano sul territorio regionale
ECONOMIA SENZA CRISI | È un’economia che non conosce battute d’arresto, né ostacoli. Prolifera rigogliosa, radicandosi sempre di più sui territori e sottraendo, ogni giorno, spazi di legalità alle imprese in crisi. Come le case abusive costruite a schiera, cresce a vista d’occhio, piano su piano, mentre tutt’intorno il mondo affonda nel pantano della recessione.
RAPPORTO ECOMAFIE | Numeri e cifre non danno scampo: è una fotografia di particolare gravità quella scattata dal rapporto annuale sulle Ecomafie di Legambiente, realizzato con il contributo delle forze dell’ordine. Il 45,7% dei reati riguardanti illeciti ambientali è in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, tutte realtà a tradizionale presenza mafiosa.
MAGLIA NERA ALLA CAMPANIA | Ed è purtroppo la nostra regione a guidare la classifica con 4.777 infrazioni accertate (nonostante la riduzione rispetto al 2011 del 10,3%), 3.394 persone denunciate e 34 arresti. E il discorso vale sia per il ciclo illegale del cemento sia per quello dei rifiuti. Anzi per quest’ultima filiera illegale la provincia di Napoli è al primo posto in Italia, seguita da Vibo Valentia, dove si registra un + 120% di reati accertati rispetto al 2011.
LA CORRUZIONE | L’accentuata dimensione globale delle attività degli eco criminali e la loro diversificazione si accompagnano con l’altra piaga che affligge il paese: la corruzione. In costante e inarrestabile crescita. Secondo la Relazione al Parlamento della Dia relativa al primo semestre 2012, le persone denunciate e arrestate in Italia per i reati di corruzione sono più che raddoppiate rispetto al semestre precedente, passando da 323 a 704. E se la Campania spicca con 195 persone denunciate e arrestate, non sfigurano nemmeno la Lombardia con 102 casi e la Toscana a quota 71, seguite da Sicilia (63), Basilicata (58), Piemonte (56), Lazio (44) e Liguria (22).
PENE TROPPO BLANDE | Ad alimentare il circuito dell’illegalità è la convenienza: si corrono pochi rischi perché leggi non sono severe. «Le pene per i reati ambientali - afferma presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale»
«Necessaria - dice il responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente Enrico Fontana - l’adozione di un pacchetto di misure indispensabili per contrastare in maniera decisamente più efficace la minaccia rappresentata dai fenomeni di criminalità ambientale che avvelenano il nostro paese»
Martedì 18 giugno 2013