Redazione Online
AVELLA | «L’amministrazione civica che mi pregio di rappresentare s’informa ai sani principi di trasparenza, nell’efficienza degli atti, e democrazia, nell’esercizio del governo, ricercando sempre nella mediazione degli opposti interessi, la sintesi per operare nell’interesse di tutti. La querelle sorta con la Soprintendenza per i beni Culturali di Salerno ed Avellino si ascrive nell’agenda della provvisorietà, dell’incomprensione, dovendosi imputare al descritto organo la ormai perenne assenza di una seria programmazione, circa l’utilizzo di tutti i beni Archeologici e nello specifico dell’Anfiteatro Avellano, nella prospettiva di un impiego culturale, quale attrattore di sicuro richiamo delle genti campane affamate di arte, saperi, cultura e incontri». É quanto afferma il sindaco di Avella Domenico Biancardi, in una lettera indirizzata all'assessorato regionale al Turismo e Beni Culturali ed alla Soprintendeza ai beni culturali di Salerno e Avellino.
PROTOCOLLO DI INTESA MAI SIGLATO | «L’amministrazione comunale di Avella, - prosegue Biancardi - nell’ottica di valorizzare l’Anfiteatro Romano ha chiesto alla Soprintendenza per i Beni Culturali di Salerno ed Avellino di formalizzare un Protocollo d’intesa volto all’utilizzo della struttura di che trattasi assicurando la custodia, la pulizia, la stipula di Polizza Fidejussoria del Bene ed ogni altro provvedimento volto a garantire la sicurezza del sito medesimo. Dovendo, purtroppo, rilevare che la soprintendenza non ha dato alcun riscontro in tal senso, ma si è limitata a comunicare che i soli dipendenti della soprintendenza avrebbero dovuto espletare le attività di vigilanza previo versamento da parte del Comune di Avella del corrispettivo di euro 30,00 per ora per ogni dipendente, precisando, che il numero minimo di addetti era di tre per ogni spettacolo. Nel considerare che tale richiesta comporterebbe un onere esorbitante per l’amministrazione comunale atteso che, per il solo mese di luglio, sono stati programmati ben 15 spettacoli, ad ingresso gratuito e della durata media di quattro ore, si arriva alla conclusione che non vi è alcuna volontà da parte della soprintendenza di valorizzare il sito che potrebbe assurgere a volano di sviluppo artistico culturale per la nostra cittadina».
COMPROMESSA LA PROGRAMMAZIONE ARTISTICA | «L’assenza di una seria malleveria da parte della Soprintendenza nei rapporti con il proprio personale dipendente, a garanzia degli impegni (verbali) già assunti con la scrivente, ha già compromesso l’intera programmazione artistica dei soggetti - operatori esterni - che avrebbero dovuto esibirsi nel luogo di deputazione, destinatario di attenzioni e cure, di ordine conservativo, non certo di diktat vessatori o addirittura di conventio ad escludendum. Il costo del personale dipendente della Soprintendenza circa il normale impiego, non può, né deve risolversi a danno della collettività avellana, in aspettativa del corretto impiego di una struttura che la storia le ha assegnata. L’analisi assorbita dai sindacati e raccontata dalla stampa cittadina, circa i fatti fin qui maturati, non tiene affatto conto del diritto delle genti avellane, né assorbe i desideri della civica amministrazione improntati al sano realismo, alla dignità delle posizioni, al rispetto dovuto agli Organi dello Stato. Inoltre è da sottolineare che il Comune di Avella oramai da decenni concede alla locale Sezione della Soprintendenza, a titolo gratuito, l’immobile situato in Via De Santis, senza ottenere alcun canone e/o servizio in cambio, in quanto i dipendenti dell’ente in parola non svolgono alcuna straordinaria attività ma si sono sempre limitati ad esperire il loro compito senza tenere conto di una seria e proficua valorizzazione dei nostri beni».
ALLA RICERCA DI UN CONFRONTO | «Prima di prendere iniziative clamorose e sconcertanti – conclude Bincardi - restiamo tutti, come comunità e governo - in attesa di un proficuo confronto, con la Soprintendenza per i beni culturali di Avellino e Salerno e dei suoi illuminati dirigenti, di cui abbiamo sempre apprezzato il senso della misura, del garbo e dell’efficienza, che abbia il carattere risolutivo del comune interesse, togliendo dall’empasse il governo cittadino, le relazioni con terzi nell’esercizio del necessario confronto. Nell’interesse dell’Ente che rappresento e di tutti i cittadini c’e la ricerca di una soluzione di un problema che soltanto la interlocutrice Istituzione – Soprintendenza- può risolvere con la immediata stipula di un Protocollo d’intesa, senza alimentare una enfiagione dannosa per tutti»
Venerdì 28 giugno 2013
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