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AVELLINO | È morto, questa mattina in una clinica della Capitale, Antonio Maccanico. Aveva ottantotto anni. Il Senatore è stato uno degli uomini più rappresentativi delle istituzioni democratiche del nostro Paese e un nobile interprete della politica italiana. Con la sua scomparsa l’Irpinia ha perso un altro figlio illustre, impegnato in tutta la sua vita a servire lo Stato con passione, straordinaria intelligenza e rara competenza.
LA VITA | Nato ad Avellino nel 1924, Maccanico si laureò in giurisprudenza nel 1946, presso il Collegio Mussolini dell’Università di Pisa. Nel 1947 intraprese la carriera di funzionario parlamentare. Uomo di alto spessore umano e culturale, ha ricoperto, durante la sua lunghissima carriera politica, prestigiosi incarichi tra i quali quello di Segretario generale del Quirinale con la presidenza Pertini. È stato anche ministro e sottosegretario alla presidenza del Consiglio con il governo Ciampi, membro del Consiglio di Stato, presidente dell’Associazione culturale Civita, della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, dell’Istituto per la Gestione e l'Organizzazione e del Centro Guido Dorso. La sua esperienza si è tradotta sempre in atti amministrativi di primissimo rilievo a garanzia del bene comune.
IL RICORDO | Così il Commissario Straordinario del Comune di Avellino, Prefetto Cinzia Guercio, partecipa al dolore dell’intera comunità cittadina per la scomparsa dell’onorevole Antonio Maccanico.
«Antonio Maccanico è stato un nobile interprete della politica italiana, un altro figlio dell’Irpinia, servitore dello Stato che, con la sua professionalità, la sua serietà, la sua dedizione ai valori patri, ha dato lustro alla sua terra natale. Maccanico ha attraversato una lunga stagione politica, legando il suo nome a momenti cruciali della vita del Paese. Più volte Ministro della Repubblica, gli italiani lo ricordano soprattutto per la sua vicinanza all’indimenticato presidente Pertini, che lo volle Segretario Generale alla presidenza della Repubblica.
Alla città di Avellino era rimasto sempre molto affezionato, nonostante da anni vivesse a Roma. Aveva legato il suo nome, in particolare, al Centro di Ricerca Guido Dorso, a cui dedicava tantissime energie con l’obiettivo di non disperdere l’eredità culturale e politica del più illustre meridionalista.»
Mercoledì 24 aprile 2013
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